Il ciclo rappresenta una ricerca ulteriore rispetto alle Costellazioni. Chiamato in origine anche “Passo dopo passo”, per la caratteristica “in divenire”, il ciclo si sviluppa su nuovi supporti: fogli trasparenti di poliestere molto resistenti, su cui l’artista interviene con numerosi trattini in uno speciale inchiostro, per lo più nero. I trattini si susseguono a distanze irregolari, variando di inclinazione e determinando l’impressione di forme organiche in divenire, quasi onde d’acqua o magnetiche. Le notevoli dimensioni di tali opere, in rotoli di poliestere della larghezza di 120 cm e della lunghezza, in taluni casi, di 30 m, determinano una particolare installazione ambientale. L’artista monta i rotoli su cavetti d’acciaio nel senso della lunghezza in modo che si dispieghino nello spazio orizzontalmente mantenendo le ondulazioni naturali del poliestere. Ammette l’artista in una intervista a Luca Massimo Barbero : “Il movimento delle cose mi ha fatto guadagnare lo spazio, ho in qualche modo conquistato lo spazio, un attraversamento grazie anche al materiale… Questo mio desiderio che si rivolge al Vuoto… al mutamento… ho riempito lo spazio segno dopo segno, un unico segno ripetuto fino a riempire lo spazio… sui fogli, sulle carte… e poi ho avuto come un grande desiderio…; volevo disegnare nell’aria… volevo disegnare nell’immateriale… Volevo anche opere che non avessero bisogno di un supporto… così in Germania ho trovato il poliestere… abbastanza pesante ché io potessi inciderlo, tracciarlo con un pennino ed un inchiostro particolare… È un percorso il più immateriale possibile… io lavoravo pezzo dopo pezzo, non riuscivo mai a vedere il lavoro completo se non alla fine… è questo senso continuo del lavoro come se fosse un discorso… un piccolo pezzo non vorrebbe dire niente… è un segno che si muove… come ci muoviamo noi è in divenire… il senso era di fare di poter fare tanto in ogni giorno… poi il segno naturalmente cambia, la mia mano, la pressione, la traccia del sudore, alle volte è più mosso, si muove… vivevo questo lavoro con emozione e sentivo che alle volte si rivelava più profondo, altre tremava come se la mia mano avesse dei tremiti… Il lavoro io lo vedo solo a pezzi ed è la misura del mio braccio mentre lo faccio, ed allora è il pensiero che conduce ed alle volte scorre, come scorre il lavoro… come va per la sua strada… quasi fosse un fiume…” . Il ciclo fu presentato nel Padiglione Italia della XLIV Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, a cura di Laura Cherubini, Flaminio Gualdoni e Lea Vergine con due lavori delle dimensioni di 1,22 x 18 metri ciascuno montati in parallelo a formare un ambiente .
Passo dopo passo, Il movimento delle cose, 1989
cm170x116, collezione privata, courtesy Archivio Dadamaino
Il movimento delle cose, 1992
mordente su poliestere, collezione privata, courtesy Archivio Dadamaino
Il movimento delle cose, particolare, 1992
mordente su poliestere, collezione privata, courtesy Archivio Dadamaino